16 maggio 2020

Un nuovo libro di Salvatore Santuccio, dedicato alle sette segrete e alle rivolte nella Sicilia di primo Ottocento





Salvatore Santuccio, "Uno Stato nello Stato". Sette segrete, complotti e rivolte nella Sicilia di primo Ottocento, Bonanno, Acireale 2020.

L’itinerario rivoluzionario che portò all’Unità d’Italia è cadenzato da movimenti incerti e da tratti ancora oscuri spesso rintracciabili decenni prima nei meandri della formazione delle sette segrete. In associazioni come la massoneria e soprattutto la carboneria si ebbe l’incontro e lo scontro di quelle ideologie politiche che permisero alle diverse classi sociali di entrare nel dibattito istituzionale con evidenti differenze finalistiche ma con un unico intento: il cambiamento in senso partecipativo. Il volume intende proporre l’analisi della complessità del sistema settario che fece esplodere i moti rivoluzionari del 1820 in Sicilia, partendo dal delineare la delusione per le mancate riforme promesse dai Borbone, amplificata dalle novità politiche assorbite dagli influssi giacobini e, ancor più, dalla “dominazione” inglese.
La proliferazione delle sette segrete ebbe come forte impulso proprio il mancato coinvolgimento al processo politico della nascente classe borghese ma, se la massoneria era presente in molte città dell’Isola è con la carboneria che troviamo quel braccio armato che darà il là alle rivendicazioni. Nei fatti i siciliani cominciano a ribellarsi quando capirono che la riforma amministrativa del 1817 solo apparentemente proponeva un decentramento amministrativo, ma di fatto accentrava ancora di più il potere nelle mani di un complesso sistema burocratico. Un esempio di questa tensione, che da subito si ebbe tra i diversi novelli organi istituzionali, lo possiamo sicuramente trovare nel fenomeno che vide spesso molte città siciliane prive di candidature a sindaco. Se tale carica era diventata elettiva (seppur attraverso liste di idonei approvate dal Governo) per dare un segnale di coinvolgimento della nascente borghesia locale, tuttavia il primo cittadino fu reso “ope legis” responsabile personalmente di eventuali ammanchi di cassa del comune, così alle nuove elezioni se vi fosse stato un problema di bilancio, l’ex sindaco sarebbe stato responsabile civilmente e penalmente, così nessuno si proponeva per tali elezioni. In questo clima e con queste riflessioni si apriranno le vendite carbonare e l’affiliazione non sarà rivolta solo ad una élite borghese ma ad ogni categoria sociale, un fenomeno che man mano mostrerà al suo interno numerose divisioni tendenti, spesso, a raggiungere obiettivi dettati da interessi locali o personalistici. Proprio per questo, presto, l’Isola si troverà divisa sostanzialmente in due: da una parte Messina, Catania e Siracusa che si vedranno unite nell’abbracciare gli ideali della carboneria continentale a seguito della riforma amministrativa che le aveva rese intendenze con pari dignità all’ex capitale Palermo, mentre dall’altra troviamo proprio Palermo che, al contrario, dovendo sopportare un forte declassamento sia nell’immagine che nel potenziale economico, cominciò una dura lotta contro Napoli spingendo la locale carboneria verso ideali contrapposti. A dimostrazione di questo sistema verranno proposti manoscritti e memoriali inediti redatti dai protagonisti o da commentatori contemporanei agli eventi dove vedremo si muoveranno le vicissitudini delle vendite carbonare sia in preparazione della rivolta del 1820 che nei momenti successivi.
Le trame politiche inneggianti all’indipendenza, gli intrighi governativi e l’attività cospirativa e anticospirativa, permetteranno di evidenziare le complesse motivazioni che vedranno la Sicilia diventare quel laboratorio politico indispensabile per le successive rivolte democratiche contro l’autorità governativa che esploderanno nel 1837 e nel 1848, fino a giungere all’unità d’Italia. Il testo è composto da sei capitoli: il primo delinea i caratteri generali della diffusione della carboneria in Europa e nel meridione d’Italia nel primo ventennio dell’Ottocento; il secondo si sofferma sulla Sicilia governata prima dall’amministrazione inglese e poi in preda al fallimento delle riforme filo francesi della “monarchia amministrata”; il terzo affronta l’origine della carboneria in Sicilia; il quarto propone una lettura della rivolta del ’20 attraverso inediti manoscritti; il quinto esamina il linguaggio dei carbonari; il sesto descrive la scoperta governativa delle dinamiche carbonare e la repressione. Il quadro che esce fuori da questa analisi se da un lato vede le diverse società segrete contribuire ad avviare un vero dibattito ideologico sul cambiamento istituzionale, che dopo la rivoluzione francese oramai infiammava politicamente l’intera Europa, e che si rivolgeva ad una distribuzione più democratica del potere, dall’altro tutto ciò si scontra con la realtà dei fatti rappresentata da interessi localistici portando la stessa rivolta del 1820 ad implodere miseramente, contribuendo a far deflagrare conflitti interni. 

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