13 marzo 2023

1° Premio Elaborato Testuale

 

Emanuele Pio Troia, VE/L

 

Esploratori della libertà o naufraghi della rivoluzione?[1]

  

La domanda, tratta dal titolo dell’interessante saggio di Patrizia Audenino, è proprio quella che dobbiamo porci quando parliamo degli esuli durante il Risorgimento, epoca che ha assistito all’Unità d’Italia ma anche all’emigrazione di molti italiani che andarono in esilio, tra cui una giovanissima Matilde Serao, autrice e giornalista, insieme al padre Francesco, un antiborbonico. L’esilio è un’esperienza senz’altro traumatica e disorientante ma la Serao ci lascia in eredità un inestimabile insegnamento: possiamo cogliere un fiore incantevole anche dai terreni più aridi. Nel caso della Serao, la sua sete di cultura le ha concesso di arricchire la sua vita, costruendo una brillante carriera da giornalista, insieme al suo collega Vittorio Imbriani, anch’egli esule quando era bambino. Lo stesso Francesco Serao seppe trovare la propria resilienza, divenendo insegnante una volta rientrato in patria con la figlia Matilde. L’oscuro capitolo dell’esilio ha permesso di scoprire la luce della speranza ma anche la fede nel progresso, nell’ambizione di costruire una società aperta alla solidarietà, alla pace e all’unione in ogni sua forma possibile. Per rifarci al quesito che dà titolo al saggio dell’ Audenino, possiamo rispondere che gli esuli sono stati naufraghi della rivoluzione per poi divenire esploratori della libertà, e infine, hanno subito una vera e propria metamorfosi che li ha resi conoscitori dell’unione e della forza. Il più prezioso e onorevole dei traguardi. Seppur lontani dalla propria patria, gli esuli non hanno mai dimenticato il significato del termine “patria” che etimologicamente indica proprio la “terra dei padri”, la custode delle nostre radici e tutrice della nostra identità. Come citava lo scrittore brasiliano Paulo Coelho: “Chi desidera vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia.” E questo è proprio ciò che hanno fatto la Serao e Imbriani: hanno amato la loro lontananza per riuscire a realizzare il loro desiderio di tornare tra le calde braccia di casa. La loro terra. L’Italia. Gli esuli sono risorti insieme all’Italia. Gli esuli hanno cambiato l’Italia.

A risorgere, però, è anche la figura della donna che inizia a farsi portavoce dei propri diritti. Anna Maria Mozzoni, autrice femminista della seconda metà dell’Ottocento, lotterà fino alla fine dei suoi giorni per il diritto di voto femminile e mediante il suo libro “La donna e i suoi rapporti sociali”, la Mozzoni ci ricorda che la donna vale quanto un uomo poiché, anch’ella, dotata di intelletto a sufficienza e di una voce adatta non solo per intonare canti infantili ai propri pargoli. La Mozzoni, la Montalcini e la Serao sono soltanto alcuni dei nomi che ci hanno insegnato l’immenso potere del femminile. Chi ci dice che una donna non possa salvare il mondo anche con una gonnella addosso? Chi ci dice che una donna debba avere una gonnella addosso? Le donne hanno conosciuto il sapore acre del sacrificio, della repressione ma sono risorte come fenici dalle loro stesse ceneri. Le donne ci hanno insegnato a non essere indifferenti ai nostri sogni ma ad afferrare quel sogno e combattere con le unghie, anche se non perfettamente curate, e con i denti. La donna è vita. È speranza.

 


[1] Esuli risorgimentali : esploratori della libertà o naufraghi della rivoluzione? / P. Audenino. - In: ARCHIVIO STORICO DELL'EMIGRAZIONE ITALIANA. - ISSN 1973-3461. - 13:9(2013 Feb), pp. 15-23.

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